giovedì 3 luglio 2014

La sua LUT (La seconda parte del racconto di un amico)

Nella puntata precedente (clicca qui per tornare alla prima parte) .... "Mi consola vedere che anche il ben più affidabile Alberto vacilla emotivamente: dapprima si dimentica le scarpe da trail (non ho capito bene se voleva spedirsele direttamente al rifugio Auronzo, facendo il primo tratto di gara..in infradito?), poi ricontrolla lo zaino con il materiale obbligatorio almeno dieci volte, infine ha pure il tempo di regalarmi un consiglio che si rivelerà prezioso: cospargersi i piedi di vaselina per prevenire ogni forma di vescica o arrossamento. Normalmente sono contrario agli esperimenti in gara, ma ho cieca fiducia nel mio fraterno amico per lasciare inascoltate le sue parole e quindi mi infarcisco di vaselina le dita dei piedi e le avvolgo in un doppio calzino ed ora posso dire che mai scelta si rivelò più felice: oggi, dopo 119 Km di corsa in montagna ho due “piedini” freschi e morbidi che sembrano appena usciti dalla pedicure! Grazie Alby, ti devo una birra!

Nella frenesia del pregara perdo i contatti con Alvin e Andrea (mi è spiaciuto un casino non salutarci prima dello start), ma riesco a fare qualche foto di rito, un emozionato“Inboccallupo frà!” scambiato con Alberto e poi lui si avvicina alla testa dei partenti, nella zona che compete ai veri ultratrailer come lui.

Inganno l’attesa cercando risposte a domande che so solo il tempo potrà fornire: se è vero che un paio di gambe ben allenate possono portarti avanti per una 50na di chilometri dopodiché si va avanti solo con la testa… considerando che le mie gambe sono tutto fuorché ben allenate… calcolando che mille metri di dislivello sono equiparabili a 10 km di corsa in pianura e che di dislivello positivo dovrò farne quasi seimila… a che distanza e a che dislivello stramazzerò a terra incapace di proseguire?


In questi mesi ho provato sulla pelle un susseguirsi di emozioni altalenanti, scossoni alla bocca dello stomaco che nulla hanno da invidiare alle attrazioni più adrenaliniche di Gardaland: • Illusione – a inizio anno, al momento dell’iscrizione, dopo un rapidissimo scambio di sms con il mio Maestro di Vita Alvin: era un po’ che non lo sentivo, ma il suo laconico messaggio “Iscritto. Tu che fai?” non ha avuto nemmeno la necessità di introdurre l’argomento, sapevamo entrambi di cosa stessimo parlando. Lei. Il sogno. L’utopia innominabile. Un rapidissimo “subdolo” check con la Venerabile Consorte “Ci sarebbe una gara a fine giugno…un bel weekend in montagna…ci son problemi se vado a fare un salto a veder che aria tira?” e poi il rapido CLICK dell'iscrizione, confidando nel fatto che “lì per lì mi sembrava un’ottima idea”Bravo mona. • Oblio – la LUT sembra così lontana, si corre, ci si allena, impegnati ma tranquilli…hai voglia, prima che arrivi il 27 giugno passeranno eoni!! Modalità Cicala On, non ci si cura del domani, godendo appieno di un presente all’insegna del cazzeggio totale. • Stretta allo stomaco – in piena sindrome da “domenica sera prima dell’interrogazione di lunedì mattina” ti rendi conto che se vuoi onorare al meglio la gara, forse è il caso di smuovere un po’ il culo: le uscite di avvicinamento, i dislivelli impegnativi che ti lasciano senza forze pur essendo un terzo di quello che sarai chiamato a sostenere alla LUT, le prime domande esistenziali “In che razza di casino mi sono infilato?” • Esaltazione – si, diciamolo, a qualche settimana dall’impresa ti senti figo, un gladiatore pronto a raccogliere il trionfo di una lotta impari e pertanto epica, visualizzi continuamente il momento del traguardo, senza fatica, senza sforzo, con una sola stilla di sudore a imperlare la fronte abbronzata ti vedi concludere la gara tra ali di folla adoranti. Si, ammettiamolo, siamo in pieno delirio di onnipotenza. Purtroppo dura gran poco. • Negazione – gli ultimi giorni che precedono la partenza neghi tutto, fingi di dimenticare, ti illudi di non pensarci perché sai perfettamente che il continuare ad aggrovigliare seghe mentali ti porterà in pochissimo tempo all’esaurimento psicofisico. Ti ripeti che è solo un sonno profondo che parte come un tranquillo sogno per poi trasformarsi in incubo: tranquillo Fat, tra un po’ ti sveglierai e ti ritroverai spapparanzato sul divano, telecomando in mano, birra gelata, frittatona di cipolla e mutandoni di flanella, in sovrappeso e del tutto ignaro di che cosa significhi essere un ultratrailer. • Panico Puro – il dado è tratto. Per il concetto di “Bruciare le navi dietro di sé” hai informato della tua impresa cani e porci, tutti sanno di quello che stai per fare, perfettamente consci che ti sei infilato in un cul de sac dal quale non potrai che uscire in due modi, vincente o sconfitto; qualcuno forse si augura pure il tuo ritiro per non doversi confrontare con i propri fantasmi personali e più o meno velatamente inizia a gufare, pronto a snocciolare il classico “Lo sapevo, te lo avevo detto...” davanti alla tua resa incondizionata, che in qualche modo possa attenuare l’amarezza personale di non averci nemmeno provato. Qualsiasi cosa ti manda in paranoia: il sole? Troppo caldo! La pioggia? Oddìo, la pioggia di notte in altitudine nooo!!! La nebbia? Ecco, perfetto, così di sicuro mi perdo e finisco in un canalone… L’acqua alta? Sì, è un tipico problema della Laguna, ma hai visto mai…"

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Nell'era dei social, quando un blog sembra davvero giurassico, io provo ogni tanto a scrivere qui